Dottrina sociale della Chiesa; riflettere sul passato per vivere il presente
Molto più che un numero. 1968 è un mondo che si apre, una
società che non sarà mai più la stessa. Significa la rivolta studentesca, la
maturazione di una nuova sensibilità politica, un nuovo modo di intendere la
morale, i rapporti sociali, la cultura e tanto altro.
Importante misurarsi con questo fenomeno, apertosi cinquant’anni
fa e in un certo senso non ancora concluso, visto in modi diversi con il
passare dei decenni e a seconda dei punti di vista.
Al termine degli incontri
sulla Dottrina Sociale della Chiesa, promossi dai vicariati di Tirano, Grosio,
Bormio, il professor Martinucci ci ha offerto un’analisi alla luce della fede
cattolica, anche nel descrivere come la Chiesa vi ha contribuito e reagito.
Qui vi mettiamo il collegamento al sito internet della comunità dei sei campanili, con la registrazione della conferenza.
http://6campanili.it/dottrina-sociale-e-68/
Come introduzione alla tematica, vi proponiamo una parte
di un intervento di Enzo Peserico pubblicato da Alleanza Cattolica. Di seguito
il link al sito internet, abbinato al rimando a un altro articolo di Umberto Folena, giornalista di Avenire, che ricorda le radici ideali di questo movimento e il tradimento di esse.
"Il carattere unitario del Sessantotto non va ricercato in fenomeni di superficie, quali le occupazioni universitarie o le manifestazioni studentesche, bensì in quell’atmosfera di idee e di sentimenti diffusa nel mondo giovanile fino a diventare culturalmente dominante. Si tratta, in altri termini, di una Rivoluzione culturale, che ha espresso due tendenze di fondo. La prima può essere definita rivoluzione “in interiore homine”, che mostra il volto del Sessantotto a livello dei comportamenti individuali e collettivi; il tipo che la incarna è il rivoluzionario d’elezione: “La mia vita come rivoluzione”. Egli fa la rivoluzione rovesciando lo stile di vita dell’uomo naturale e cristiano, in un processo di progressiva distruzione di ogni legame vitale – con Dio, con gli altri uomini e con sé stesso – fino all’esito coerentemente drammatico dell’autodistruzione attraverso la tossicodipendenza o il suicidio. La seconda tendenza si manifesta nella rivoluzione politica, che mostra il volto del Sessantotto a livello macrosociale: il tipo antropologico che la incarna è il rivoluzionario di professione: “La mia vita per la Rivoluzione”. Egli realizza il suo progetto attraverso due vie: la lotta politica – anche violenta – e la lotta politica armata, cioè il terrorismo".